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Un venezuelano vince il premio World Press Photo of the Year
La Fondazione World Press Photo ha annunciato i risultati del 61º concorso World Press Photo nel corso dell'annuale Awards Show tenutosi ad Amsterdam.
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I migliori fotogiornalisti, redattori e agenti del mondo si sono ritrovati al World Press Photo Festival 2018 ad Amsterdam (Paesi Bassi) dal 13 al 14 aprile. Durante questo evento sono state esposte oltre 160 immagini vincitrici delle rispettive categorie, scattate da 42 fotografi di 22 paesi diversi, insieme ai progetti di Digital Storytelling premiati.
Le foto raccontavano storie di disperazione e di terrore, ma anche di trasformazione e di speranza. Il pubblico ha potuto approfondire ulteriormente queste storie ascoltando le conferenze in programma e parlando con i fotografi in giro per i locali della Westergasfabriek e alla mostra nella De Nieuwe Kerk.
Alla serata di apertura della mostra presentata da Canon, a cui hanno partecipato più di 500 visitatori, Lars Boering e Lee Bonniface, rispettivamente Managing Director di World Press Photo e Marketing Director di Canon, hanno consegnato a tutti i vincitori delle diverse categorie due copie personalizzate dell'annuario 2018 di World Press Photo. I vincitori del concorso Digital Storytelling hanno ricevuto una stampa di un'immagine fissa tratta dai loro progetti.
Lee Bonniface ha detto: "Un fotoreporter è una persona che racconta una storia, influenza e cambia le percezioni e contribuisce a plasmare un mondo migliore. I fotoreporter si mettono in prima linea, si mettono in situazioni difficili per raccontare le storie che devono essere raccontate. È questo il motivo per cui abbiamo continuato a supportare il World Press Photo negli ultimi 26 anni."
Abbiamo partecipato a decine di conferenze nel corso del festival e abbiamo intervistato molti dei fotografi Canon autori delle immagini vincitrici. Ecco 10 cose che abbiamo imparato durante World Press Photo 2018.
Cosa c'è di meglio di una storia che racconta traguardi impossibili raggiunti superando ogni ostacolo? Durante il suo intervento, il fotografo francese Erik Sampers ha mostrato la serie di immagini che accompagnano lo scatto aereo della Marathon des Sables (riprodotto sopra) che gli è valso il terzo premio nella categoria Sports - Scatti singoli. Nelle sue immagini documentaristiche degli atleti impegnati nella corsa di 250 km attraverso il deserto del Sahara, nel sud del Marocco, abbiamo visto incredibili prove di resistenza. Nitidissime foto d'azione rivelavano i dettagli degli atleti che si arrampicavano su ripidi pendii con temperature fino a 50 °C, mentre immagini spontanee di file di podisti nelle tende del servizio medico alla fine di ogni estenuante giornata evidenziavano il costo fisico dell'impresa.
"È una corsa piena di storie", ha detto Erik, aggiungendo che gli è piaciuto molto seguirla "per via dell'atteggiamento dei partecipanti". Un atleta su cui si è concentrato è un ex militare dell'esercito britannico che ha perso entrambe le gambe in Afghanistan. Erik lo ha seguito attraverso il Sahara mentre partecipava alla corsa, e la completava, insieme al commilitone che aveva contribuito a salvarlo.
Erik ha condiviso anche foto della serie "The Green Dream", dedicata a due uomini cinesi, uno cieco e uno privo di braccia, che da soli stanno rimboschendo un'enorme distesa di terreno in Cina considerato da altri sterile e senza speranza. In 10 anni hanno piantato 30.000 alberi, "per il futuro, per i bambini", ha spiegato Erik.
È molto facile giudicare negativamente gruppi di persone che hanno atteggiamenti o stili di vita contrari alle proprie opinioni, ma il fotografo norvegese Espen Rasmussen ha parlato con entusiasmo di ciò che ha imparato incontrando un gruppo di questo tipo nella sua serie per Panos Pictures, "White Rage – USA", che ha vinto il terzo premio nella categoria Contemporary Issues - Storie. Ha spiegato di avere notato la crescente visibilità dei gruppi di estrema destra in Europa e negli Stati Uniti mentre seguiva gli arrivi dei rifugiati siriani in Europa.
"Nessuno può negare l'esistenza di un sentimento di rabbia che si esprime in questo modo, quindi ho voluto scoprire perché", ha spiegato Espen. Il fotografo, che usa attrezzature Canon, ha girato l'Europa per incontrare gruppi di estrema destra per la sua prima serie, per poi recarsi negli Stati Uniti per realizzare questa serie. È riuscito a guadagnarsi la fiducia delle persone al punto da poterle fotografare nelle loro case e mostrare momenti della loro vita personale, pur senza condividere le loro opinioni. Prendendosi il tempo necessario per parlare con i suoi soggetti, si è reso conto gradualmente del fatto che i motivi di questa rabbia sono complessi. "Alla sua base ci sono questioni di grande portata, come disoccupazione, violenza, insicurezza e paura", ha spiegato.
Il fotografo americano Ryan Kelly ha raccontato come, lavorando presso il quotidiano locale The Daily Progress di Charlottesville, in Virginia, ha assistito all'evolversi nel tempo della storia delle tensioni razziali. Le controversie suscitate dalla decisione della città di rimuovere la statua del famoso generale sudista Robert E. Lee si sono sviluppate in modo incontrollabile, fino ad arrivare all'attacco in auto contro alcuni contestatori che si opponevano al raduno della destra "Unite the Right" il 12 agosto 2017. La fotografia di questa violenza scattata da Ryan ha vinto il secondo premio nella categoria Spot News - Scatti singoli.
"Il raduno era pianificato da tempo; il nostro giornale aveva deciso di seguirlo da tutti i punti di vista, quindi ero lì fin dalla mattina", ha spiegato Ryan. Ha poi raccontato come gli scontri tra i partecipanti al raduno e i contestatori prima dell'inizio del raduno avessero convinto la polizia ad annullarlo. Più tardi Ryan trovò un gruppo di contestatori che marciavano in modo pacifico e li fotografò. Mentre attraversava la strada, arrivò l'auto che andò a schiantarsi contro la folla. Con il suo obiettivo Canon EF 70-200mm f/2.8L IS II USM zoomato a 200 mm, Ryan tenne premuto il pulsante dell'otturatore e catturò questo momento terribile fotogramma per fotogramma.
Uno degli eventi più partecipati del festival è stato l'intervento di Pete Souza, ex capo fotografo ufficiale della Casa Bianca e Direttore dell'ufficio fotografico della Casa Bianca durante la presidenza di Barack Obama, che ha presentato il suo nuovo libro "Obama: An Intimate Portrait". "Il mio obiettivo [nell'accettare questo incarico] era creare il miglior archivio fotografico mai realizzato per un presidente", ha spiegato Pete, aggiungendo che seguiva Obama tutto il giorno, ogni giorno. "Anche se a volte il lavoro è mortalmente noioso, si è ripagati quando si riescono a catturare momenti memorabili."
Pete ha condiviso una selezione di foto molto personali scattate nel corso degli anni trascorsi con l'amministrazione e con la famiglia di Obama, spiegando al pubblico che il rapporto sviluppato con Obama quando lavorava per il Chicago Tribune e il fatto di averlo seguito quando era senatore sono stati estremamente importanti. È anche convinto che avere un "ingombro ridotto", impiegando attrezzature silenziose e senza flash e facendo uso di teleobiettivi, l'abbia aiutato a cogliere momenti autentici, come le reazioni delle persone durante gli incontri, senza disturbare i protagonisti.
Il Canon Ambassador Giulio Di Sturco ha spiegato che molti avevano già parlato del gran numero di persone transgender in Thailandia, ma lui voleva cercare un punto di vista diverso ed esplorare l'industria che si occupa della riassegnazione di genere. La sua foto "More Than a Woman" ha vinto il secondo premio nella categoria Contemporary Issues - Scatti singoli. Giulio ha seguito la donna ritratta nell'immagine, Olivia Thomas, durante l'intero processo di riassegnazione, e il momento più toccante gli è sembrato quello in cui Olivia ha potuto vedere il risultato dell'intervento chirurgico. "È una formidabile storia di trasformazione", ha detto Giulio. "Non si tratta di una questione estetica: si tratta di salvare le vite di queste persone."
Giulio ha condiviso anche la sua serie di immagini dell'androide sociale Sophia, spiegando che l'aveva vista nei notiziari ma non voleva trattare la storia come avevano fatto tutti gli altri, limitandosi a fotografarla mentre parlava. Piuttosto voleva scoprire la storia della sua creazione e del suo sviluppo. Il laboratorio in cui è stata costruita Sophia era più piccolo della sua cucina, ha detto Giulio, "ma questo era ancora più interessante, perché non ci si aspetta che il futuro venga creato in un posto così."
All'inizio della sua collaborazione con National Geographic, il fotografo olandese Jasper Doest si concentrava sulla bellezza della natura e degli animali selvatici. Ma una conversazione con il redattore della rivista trasformò il suo approccio alla fotografia. "Mi stavo concentrando semplicemente sulla creazione di belle immagini dei macachi giapponesi. Quando presentai il progetto, il mio redattore al National Geographic mi chiese: "Dov'è la storia?" Non riuscii a rispondere veramente a quella domanda, quindi cominciai ad allargare il campo visivo e pensare al contesto più ampio", ha raccontato Doest a Canon Europe al World Press Photo Festival.
Ispirato dal suo redattore, iniziò concentrarsi sul rapporto tra esseri umani e macachi, documentando la transizione dei primati noti come "scimmie delle nevi" dalla venerazione allo scherno, fino a essere considerati animali infestanti e sfruttati per spettacoli comici. Quest'anno il progetto di Jasper sui macachi, "Sacred No More", ha vinto il secondo premio nella categoria Nature - Storie del concorso World Press Photo 2018.
Il fotogiornalismo non consiste solo nel trovare storie da raccontare: possiamo anche aiutare le persone che ne hanno bisogno mostrando la verità sui loro problemi, come ci ha insegnato Stephanie Sinclair nella sua Sem Presser Lecture. La giornalista vincitrice dei premi Pulitzer e World Press Photo ha parlato del suo progetto a lungo termine "Too Young To Wed", che documenta le condizioni e i problemi delle spose bambine in tutto il mondo. Di fronte a redattori di riviste e funzionari governativi negli Stati Uniti che sostenevano che le spose bambine fossero un fenomeno raro, Stephanie ha dedicato 15 anni a questo progetto che dimostra il contrario.
Ha visitato ripetutamente ragazzine costrette a sposarsi troppo presto, documentando bambine spaventate alla vigilia delle nozze, ragazzine ferite da mariti violenti, ragazze scappate nei rifugi, ragazze che hanno partorito prima di essersi pienamente sviluppate, altre che sono sopravvissute a maltrattamenti inimmaginabili, e le coraggiose connazionali che si sforzano di proteggerle.
La serie di Stephanie è diventata una ONG, anch'essa chiamata Too Young To Wed, che ha portato alcune sopravvissute negli Stati Uniti a raccontare le loro storie al Congresso per contribuire a cambiare la situazione. Inoltre ha organizzato i Tehani Photo Workshops, che insegnano l'arte della fotografia alle ragazze sopravvissute a un matrimonio infantile. "Il modo migliore di aiutare queste ragazze è offrire loro strumenti per esprimersi: loro stesse sono in grado di perorare la propria causa meglio di chiunque altro", ha detto Stephanie parlando di questo progetto, grazie al quale le ragazze sviluppano preziose amicizie e acquistano sicurezza mentre elaborano e imparano a superare le proprie esperienze. Lars Boering, Direttore della Fondazione World Press Photo, ha donato € 1.000 all'ONG al termine della conferenza e ha incoraggiato con successo il pubblico a offrire immediatamente i propri contributi in denaro.
Quando il fotografo documentarista americano George Steinmetz si è recato in Cina qualche anno fa per conto di National Geographic, è rimasto allibito dalla scala della produzione alimentare di questo paese. La Cina diventa sempre più ricca, i suoi abitanti vogliono sempre più carne e latticini nella propria dieta e il foraggio per tutti gli animali necessari sta diventando una sfida per la sostenibilità.
Armato di un parapendio e della sua Canon EOS 5DS R con un sensore da 50.6 megapixel e un filtro per l'annullamento dell'effetto passo-basso per ottenere dettagli estremamente nitidi, George ha visitato fabbriche di ravioli, macelli di suini e aziende casearie per mostrare la scala della produzione e del consumo da un nuovo punto di vista, nella speranza di attirare l'attenzione sull'impatto del consumo di carne e latticini negli USA e in Europa, oltre che in Cina. "Preferisco fotografare dall'alto, ma non troppo da lontano: in questo modo si può mostrare l'estensione, la scala delle cose, ma allo stesso tempo creare un'immagine tridimensionale", ha raccontato a Canon Europe. La sua serie "Feeding China" ha vinto il secondo premio nella categoria Contemporary Issues - Storie del concorso fotografico di quest'anno.
Presso il giornale danese Politiken, il Photo Editor-in-Chief Thomas Borberg dirige una redazione con circa 20 dipendenti: fotografi, apprendisti, redattori e ricercatori, oltre a un'ampia rete di freelance e corrispondenti. È convinto che il motivo per cui la sua redazione non ha subito tagli come quelli delle redazioni fotografiche di molti altri quotidiani sia l'atteggiamento di Politiken nei confronti dei suoi fotografi.
"Politiken ha una lunga e gloriosa tradizione fotografica. Dalla pubblicazione della prima foto sul giornale, nel 1908, la fotografia è sempre stata ritenuta importante quanto la narrazione verbale e grafica. Questo significa che non siamo considerati tecnici, come succede ai fotografi di molti altri giornali, ma piuttosto narratori. Credo che questo sia il motivo per cui ci consentono di mantenere un team di dimensioni notevoli e ci considerano ancora una redazione importante", ha detto a Canon Europe.
La maggior parte dei fotografi naturalisti è spinta dal desiderio di raggiungere le persone e comunicare l'importanza della salvaguardia dell'ambiente: ma come si possono raccontare storie difficili e a volte strazianti senza provocare un rifiuto da parte del pubblico? L'ambientalista e fotografo Neil Aldridge è convinto che la chiave per mantenere l'attenzione di un pubblico capriccioso sia raccontare una storia positiva. La sua foto di un rinoceronte bianco sedato e bendato ha vinto quest'anno il primo premio nella nuova categoria Environment - Scatti singoli, mostrando come il rinoceronte era stato trasferito dal Sud Africa al Botswana per proteggerlo dai bracconieri.
"La crisi del bracconaggio dura ormai da 10 anni. Ogni giorno più di tre rinoceronti vengono abbattuti dai cacciatori di frodo nel solo Sud Africa. Ma ho cercato di concentrare maggiormente la mia attenzione sulle storie positive. È stato difficile trovarle, e a volte si tratta degli sforzi compiuti da una sola persona per salvare un rinoceronte, o un orfanotrofio in cui stanno cercando di salvare giovani rinoceronti resi orfani dal bracconaggio. Cerco di coinvolgere veramente il pubblico, e molte persone non vogliono vedere il sangue e la sofferenza che spesso accompagnano il bracconaggio. È importante riuscire a raccontare storie positive, o per lo meno mostrare il contesto più ampio, come la crisi del bracconaggio dei rinoceronti, in un modo più sapiente, che faccia riflettere", ha detto Aldridge al World Press Photo Festival.
La mostra World Press Photo sarà aperta al pubblico alla De Nieuwe Kerk di Amsterdam fino al 22 luglio, per poi visitare 100 città in 45 paesi fino a marzo 2019.
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