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Una storia di due città all'ombra della Silicon Valley
Laura Morton, vincitrice del Canon Female Photojournalist Award 2018, parla di come ha catturato le similitudini che superano le differenze di ricchezza in due città californiane.
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Sono stati selezionati i vincitori del Female Photojournalist Grant e della prima edizione del Canon Video Grant – Short Film Documentary. Ciascun premio dal valore di €8.000 consentirà ai due artisti di talento di investire nei loro progetti durante il prossimo anno e di concentrarsi sui giovani soggetti femminili.
Sabiha Çimen, fotografa documentarista autodidatta di Istanbul, è la vincitrice della ventesima edizione del Female Photojournalist Grant 2020 per il progetto "Hafiz: the Guardians of Qur'an". Il suo progetto ancora in corso documenta la vita delle giovani ragazze che studiano a memoria il Corano nelle scuole di tutta la Turchia.
Michaël Zumstein, fotogiornalista franco-svizzero, è il vincitore del premio inaugurale Canon Video Grant – Short Film Documentary per il suo film di prossima uscita "Miss Bangui". Il documentario di otto minuti verterà sull'organizzazione del concorso di bellezza Miss Repubblica Centrafricana, dando voce alle giovani partecipanti, in un paese guidato dalla violenza e dalla guerra civile.
Entrambi i progetti saranno esposti al festival di fotogiornalismo Visa pour l'Image nel 2021. In questo articolo i due vincitori spiegano perché vogliono raccontare le loro storie e come intendono farlo.
La proposta vincente di Sabiha è quella di documentare le giovani ragazze musulmane impegnate nella memorizzazione del Corano, per un totale di 30 libri e 6.236 versi, seguendo una tradizione che continua da quasi 1.500 anni. Chi riesce nell'impresa può utilizzare l'appellativo "Hafız" davanti al nome; le Hafızas sono considerate guardiane dei testi sacri e hanno il compito di tenerne viva la parola per le generazioni a venire.
Sabiha, il cui lavoro si concentra sulla cultura islamica, i ritratti e la natura morta, vuole mettere in luce non solo l'intensa istruzione impartita alle ragazze, ma anche il lato più leggero della vita scolastica. Ha già fatto visita alle scuole coraniche di cinque città turche, fotografando giovani studentesse dagli otto ai diciassette anni.
"Lavoro a questo progetto da tre anni e ho bisogno di aiuto per portarlo a termine" afferma. "Questo premio di Canon è inestimabile. È arrivato proprio al momento giusto".
In Turchia esistono migliaia di scuole coraniche, per la maggior parte femminili. Per Sabiha, si tratta di un progetto estremamente personale; infatti, insieme alla sua sorella gemella, ha frequentato una scuola coranica a Istanbul, dove è tornata per fotografare le studentesse di oggi. "In Turchia non è sempre possibile visitare questi luoghi unici" racconta. "Tuttavia il mio insegnante, che era ancora lì dopo quindici anni, mi ha accolto a braccia aperte. Non sono una che fotografa e se ne va. Ho vissuto con le ragazze, studiato con loro e siamo diventate grandi amiche. È un progetto personale, è la mia storia.
"Mi permette di dipingere le donne musulmane in modo insolito e sfaccettato" aggiunge. "Voglio dare alle donne la possibilità di parlare per loro stesse, per evitare convinzioni e interpretazioni sbagliate."
Con questo progetto Sabiha aveva già vinto il secondo premio nella categoria Long Term Projects del World Press Photo Contest 2020. La fase successiva prevede il far visita ad altre scuole in tutta la Turchia, ed eventualmente esaminerà l'impatto che ha avuto il Covid-19. Le scuole coraniche in Turchia sono chiuse da febbraio e gli studenti recitano i versi agli insegnanti tramite videochiamate. "Ho intenzione di fotografare le video lezioni su Zoom e documentare come si sta affrontando questo severo insegnamento durante la pandemia" afferma.
Michaël Zumstein, fotogiornalista e filmmaker, ha lavorato come reporter per la stampa francese e internazionale, seguendo i conflitti in Sudan, in Costa d'Avorio e nella Repubblica Democratica del Congo. Grazie al premio Canon Video Grant potrà continuare a girare il suo documentario.
"Significa molto per me, perché mi recherò nella Repubblica Centrafricana (RCA), un luogo che ho visitato per la prima volta sei anni fa" afferma Michaël.
Nella RCA è in corso una guerra civile dal 2012 e Michaël, abituato a documentare l'esperienza dei soldati, non vedeva l'ora di ritornarci per catturare un punto di vista differente. "Questo premio mi permette di continuare il mio lavoro di filmmaker. Voglio raccontare la storia delle donne che combattono, non contro altre persone, ma per la loro libertà".
L'intento di Michaël è di documentare come funziona il concorso di bellezza in mezzo al caos e perché gli organizzatori vogliono mettere le donne sotto i riflettori. A novembre, per due settimane, seguirà la carovana del concorso di villaggio in villaggio per catturare una realtà che va oltre il conflitto etnico e religioso. "Un concorso di bellezza può sembrare banale, ma è importante parlare di queste donne" spiega. "Non stanno prendendo parte a un concorso di bellezza. Stanno lottando per il posto nella Repubblica Centrafricana".
Il premio prevede un kit con due obiettivi cinematografici in prestito per girare il documentario. Michaël spera di filmare con una videocamera EOS C200 o EOS C300 Mark II e un obiettivo Canon CN-E18-80mm T4.4 L IS KAS S.
"Impazzisco per le videocamere EOS C200 ed EOS C300 Mark II; sono molto facili da gestire. Per me, una videocamera deve essere leggera e le impostazioni facili da trovare con le dita, senza bisogno di guardare" afferma. "Mi piace molto l'obiettivo Canon CN-E18-80mm T4.4 L IS KAS S perché unisce tutte le caratteristiche ideali alla realizzazione di documentari: è leggero, veloce con la messa a fuoco automatica (servo) e di una qualità ottica straordinaria. È perfetto per eseguire scatti rapidi e con lo zoom non hai bisogno di cambiare obiettivo".
Michaël lavora in Africa da vent'anni e conosce bene la RCA, perciò non è preoccupato per la propria sicurezza quanto lo è di trasmettere le donne in modo sincero. "I problemi logistici sono facilmente risolvibili. La vera sfida è mettere queste donne sotto i riflettori, rispettandone il valore. Non ci sarà una narrazione fuori campo, ma solo le voci delle donne che parlano del loro paese, delle loro vite, speranze e paure".
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