La tecnologia incontra l'antichità: la TAC riporta alla luce le vittime del Vesuvio

4 min.
Braccia e busto di una persona in camice bianco, che tiene con cura un cranio umano molto antico.

Quando si pensa al Vesuvio, la mente corre subito a Pompei, e per buone ragioni, soprattutto per il nostro innato amore per lo storytelling. Fu, in parole semplici, una città congelata nel tempo, preservata sotto metri di cenere e pomice vulcanica durante l'eruzione del 79 d.C. La sua scoperta ci affascina da sempre, offrendoci una finestra unica su una civiltà antica.

Ma Pompei non fu l'unica vittima del Vesuvio. Poco lontano si trovava un'altra città più piccola: Ercolano. A differenza di Pompei, che era una metropoli vivace, Ercolano era un rifugio sul mare per le famiglie patrizie romane, ricca di abitazioni lussuose. Quando il Vesuvio eruttò, la zona non fu coperta di cenere come Pompei, ma travolta da ondate di fango vulcanico incandescente e gas, che scesero inarrestabili lungo i fianchi del vulcano, proprio come una valanga, in una spaventosa tempesta di fuoco e pietre. Uccise migliaia di persone con il solo calore e seppellì completamente la città.

Nei secoli successivi, fu proprio questa differenza tra cenere e materiale piroclastico a far sì che Pompei, e non Ercolano, catturasse l'immaginazione collettiva. La cenere era semplicemente più facile da scavare, e la scoperta inquietante degli spazi vuoti nella cenere solidificata (le posizioni finali dei corpi ormai decomposti) umanizzò la tragedia per generazioni.

Ercolano era più difficile da scavare, ma ciò che archeologi e antropologi hanno scoperto è una popolazione complessa e affascinante: aristocratici romani, mercanti e artigiani, molti dei quali con forti legami con Egitto, Grecia e Medio Oriente. Di recente, il progetto di ricerca "Exploring the Secrets of Herculaneum: A Journey into Ancient Faces" (Esplorando i segreti di Ercolano: un viaggio nei volti dell'antichità) ha analizzato dodici crani, con l'obiettivo di ricostruire la composizione etnica della popolazione di Ercolano.

Una tecnica in camice bianco aziona uno scanner Canon Medical Aquilion Lightning SP. Un cranio antico è posizionato sul tavolo d'esame.

I ricercatori della facoltà di Antropologia dell'Università Gabriele D'Annunzio di Chieti-Pescara, del Victorian Institute of Forensic Medicine, della Monash University di Melbourne (Australia) e del Bioarchaeology Laboratory della University of Indianapolis (USA), stanno utilizzando la soluzione Aquilion Lightning SP di Canon Medical per scansionare i crani. "Grazie a questa tecnologia, è stato possibile realizzare ricostruzioni 3D precise dei resti antichi di 2000 anni", spiega Arianna Di Felice, dottoranda in archeo-antropologia all'Università di Chieti-Pescara.

Il progetto è iniziato nel 2022, e queste TAC sono fondamentali non solo per esplorare la ricca varietà etnica di Ercolano, ma anche per fare luce sulla vita degli abitanti e sulle dinamiche sociali del Mediterraneo antico. I crani rappresentano anche un'opportunità unica per ricostruire accuratamente i tratti facciali delle vittime, un lavoro che richiede un'analisi attenta e un'interpretazione approfondita dei dati acquisiti.

"Ciò che rende lo studio della popolazione di Ercolano particolarmente affascinante è la possibilità di esplorare come il mix di culture abbia influenzato non solo la vita quotidiana dei cittadini, ma anche le loro caratteristiche fisiche, stili di vita e salute", afferma il Prof. Ruggero D'Anastasio, docente di Antropologia all'Università di Chieti-Pescara. "Una delle principali sfide di questo progetto era ottenere rendering 3D accurati di resti ossei di oltre 2000 anni fa." Come si può immaginare, la conservazione di questo materiale scheletrico è estremamente difficile: si tratta di reperti eccezionalmente fragili, e ridurre al minimo la manipolazione è fondamentale.

Quattro professionisti in camice osservano uno schermo che mostra una ricostruzione digitale 3D di un cranio umano.

Questa sfida è stata superata grazie all'altissima risoluzione della tecnologia Canon Medical, unita ad avanzati algoritmi di post-elaborazione. "La risoluzione isotropica garantisce che ogni voxel [l'equivalente 3D di un pixel] venga catturato con precisione uniforme, permettendoci di ricostruire modelli 3D altamente dettagliati senza distorsioni né perdita di dati", spiega Carla Spatocco, Direttrice dell'Unità Radiologica della Spatocco Clinic.

"Inoltre, la capacità del software di migliorare il contrasto e rimuovere il rumore è stata fondamentale per distinguere i dettagli anatomici fini dei crani, anche nelle zone in cui l'osso era fortemente degradato." In termini semplici, significa che si possono visualizzare anche le più piccole e sottili variazioni, e le aree difficili da scansionare possono essere "ripulite" digitalmente una volta acquisite. "Una cosa impensabile con i metodi tradizionali", aggiunge Arianna Di Felice. Questo processo consente di ridurre al minimo la manipolazione diretta dei crani, abbattendo significativamente il rischio di danneggiare questi reperti inestimabili.

Il team sta utilizzando anche la tecnologia Global Illumination di Canon Medical, che produce rendering 3D fotorealistici dei crani, simulando luci e ombre complesse. Questo aiuta i ricercatori a visualizzare un livello di dettaglio incredibile, comprese le relazioni spaziali e le eventuali lesioni presenti. "Le ricostruzioni 3D fotorealistiche possono diventare strumenti didattici di grande valore, consentendo a studenti e pubblico di connettersi con il passato in modo concreto e significativo", spiega Carla.

Sei scienziate in camice bianco con cordini rossi Canon davanti a uno scanner Canon Medical Aquilion Lightning SP. Di fronte a loro, un antico cranio in una scatola di legno.

In sostanza, si tratta di un'indagine forense al massimo livello tecnologico, che offre agli studiosi strumenti per esplorare la storia con una profondità e precisione senza precedenti. "La TAC non è ancora ampiamente utilizzata nello studio dei resti umani, ma riteniamo che debba diventare una pratica standard", afferma il Prof. Ruggero D'Anastasio. "Le scansioni sono preziose sia per le indagini scientifiche che per motivi etici, come la catalogazione digitale dei resti, che in futuro potrebbero dover essere restituiti o rinterrati."

Per la società nel suo complesso, questo progetto aggiunge nuovi dettagli a una storia già affascinante, riportando in vita il mondo antico attraverso i volti del passato e trasformando i resti e le rovine romane in persone e racconti: un'umanità condivisa attraverso il tempo. Mostra anche quanto sia fondamentale l'incontro tra scienza e discipline umanistiche per ricostruire il passato e conservarlo per il nostro futuro.

Questo articolo è stato adattato, con gentile concessione di Canon Medical Europe, dal n. 43 della rivista VISIONS.

Materiale correlato

  • Realtà Virtuale per la radiologia nel mondo reale

    Grazie al sistema EOS VR di Canon e a Canon Medical, i radiologi hanno potuto accedere alla formazione ecografica più avanzata in modo nuovo e immersivo.

  • Scanner mobili che offrono scenari rassicuranti

    Canon Medical rende l'esperienza della TAC meno spaventosa per i pazienti, grazie a dispositivi pensati per favorire la calma e la tranquillità con bellissime immagini realizzate da fotografi di fama mondiale.

  • Ritorno al mare: come la TAC ha salvato due foche

    Le foche salvate, Vincent ed Elvis, sono state sottoposte a una TAC per consentire ai veterinari di formulare rapidamente una diagnosi, trattare i sintomi e rimandarle in mare in condizioni sicure.

  • La vita segreta dei dinosauri

    I paleontologi del Museo di scienze naturali belga utilizzano gli scanner CT di Canon Medical per ricercare malattie e lesioni nei dinosauri fossilizzati.