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"Bisogna davvero mettere il cuore in questo lavoro": la fotogiornalista Ilvy Njiokiktjien parla della narrazione multimediale

A group of white Afrikaans teenage boys wear army uniforms and stand in a group in front of an army tent, under a starry night sky.
Il progetto multimediale Afrikaner Blood di Ilvy Njiokiktjien ritrae ragazzi sudafricani, nati dopo il 1994 e la fine dell'apartheid, che hanno partecipato al campo di addestramento di estrema destra Kommandokorps. Lì un ex maggiore dell'esercito nel periodo dell'apartheid, il Colonnello Franz Jooste, diceva loro che la "nazione arcobaleno" dell'unità multietnica non esiste. Scattata con Canon EOS 5D Mark II. © Ilvy Njiokiktjien

La fotogiornalista Ilvy Njiokiktjien ha viaggiato per tutta l'Africa in una vecchia auto, ha passato una settimana a documentare un campo di addestramento violento di un gruppo per la supremazia della razza bianca ed è stata la prima a usare la realtà virtuale nei media olandesi. Questa Canon Ambassador intende continuare a seguire la sua passione per progetti a lungo termine e formati dinamici, anche in un momento in cui i budget editoriali sono sempre più ridotti.


Guardando il progetto multimediale di Ilvy Afrikaner Blood, è evidente che le immagini fisse sono importanti per lei. Nel corso di un video scioccante girato in un campo di addestramento clandestino chiamato Kommandokorps, compare un uomo con l'uniforme dell'esercito sudafricano dei tempi dell'apartheid che insegna a combattere a dei giovani suggestionabili, mentre si sente la sua voce registrata che impone ai ragazzi le sue vedute sulla supremazia della razza bianca. La decisione di Ilvy di usare immagini fisse all'interno del video costringe gli spettatori a fermarsi e assorbire veramente ciò che stanno vedendo. Nel 2012 pochi sapevano che questi campi di addestramento esistessero ancora in Sud Africa. Se non fosse stato per l'intelligente combinazione di immagini fisse, audio e video di Ilvy e della sua collega Elles van Gelder, forse molti non ci avrebbero creduto.


La storia è stata pubblicata in diversi giornali internazionali e Ilvy e Elles hanno vinto due premi World Press Photo per il loro lavoro. L'organizzatore dei campi Kommandokorps è stato arrestato e la storia ha suscitato un dibattito nel parlamento sudafricano. Afrikaner Blood è un esempio classico del tipo di progetto che entusiasma Ilvy.

Il progetto multimediale Afrikaner Blood di Ilvy Njiokiktjien ritrae ragazzi sudafricani, nati dopo il 1994 e la fine dell'apartheid, che hanno partecipato al campo di addestramento di estrema destra Kommandokorps. Lì un ex maggiore dell'esercito nel periodo dell'apartheid, il Colonnello Franz Jooste, diceva loro che la "nazione arcobaleno" dell'unità multietnica non esiste. Scattata con Canon EOS 5D Mark II. © Ilvy Njiokiktjien

"Credo che combinando questi elementi diversi, fotografia, audio e video, ciascuno possa rafforzare tutti gli altri", dice Ilvy. "Ascoltare l'audio mentre guardi le foto aggiunge un livello di profondità e conoscenza. Puoi sentire la voce della persona che vedi nella foto, ma è diverso dal video perché l'immagine fissa ti dà l'opportunità di concentrarti meglio e studiare certi aspetti della foto mentre ascolti l'audio."


Fotogiornalismo multimediale e realtà virtuale</3>

Christian Ziegler’s

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Dopo Afrikaner Blood, Ilvy ed Elles (che hanno fondato insieme uno studio di produzione chiamato Frog in a Tent) hanno prodotto un progetto multimediale a lungo termine su alcuni adolescenti che vanno a scuola in un'area dominata dalle gang violente vicino a Città del Capo. Le due colleghe hanno documentato gli sforzi di alcuni membri di questo gruppo svantaggiato in Sud Africa che stavano cercando di sfuggire a una vita di criminalità e appartenenza alle gang diplomandosi alla scuola secondaria. Nonostante il suo uso relativamente frequente di formati digitali diversi, tuttavia, Ilvy insiste che l'obiettivo principale deve sempre essere la storia in sé, non la tecnologia multimediale.

"Oggi ci sono così tante tecnologie, ma a volte le immagini fisse sono il modo migliore di raccontare una storia," dice Ilvy. "È importante che la tecnologia utilizzata si sposi bene con la storia che si vuole raccontare." Un esempio è il progetto basato sulla realtà virtuale che ha intrapreso di recente in un campo profughi di Katsikas in Grecia. "Volevo trasmettere il senso di com'è grande il campo profughi, e come sono vicine tra loro tutte queste file infinite di tende. Ho pensato che la realtà virtuale potesse aiutare gli spettatori a capire veramente quanto è affollato quello spazio. Questo è un esempio di un progetto in cui la realtà virtuale è stata utile, ma bisogna davvero vedere dove funziona e dove invece no."

Il progetto è stato <a href="https://www.nrc.nl/nieuws/2016/12/23/deze-tent-noem-ik-nu-mijn-huis-a1538230">pubblicato online</a> dal giornale olandese NRC come articolo interattivo che includeva anche foto e video. "Era una cosa completamente nuova in Olanda in quel momento, e ho notato che molte persone non sapevano bene come trattarla. Questa è una delle gravi lacune del nuovo giornalismo", continua Ilvy. "Devi sempre chiederti, per chi sto realizzando questo lavoro? Lo sto facendo solo per vantarmi con i colleghi? Io creo storie perché voglio parlare a un pubblico più grande possibile di un certo argomento, e purtroppo molte persone non sanno proprio come usare la realtà virtuale. Credo che in questo momento certe tecnologie siano più avanzate dei loro utenti e sto aspettando che la situazione si rimetta in pari."

A still image from a 360-degree VR camera shows the inside of a tent with a turquoise floral rug, teenagers and a young child.
Un'immagine fissa del progetto di realtà virtuale di Ilvy mostra l'interno di una tenda in un campo profughi di Katsikas, in Grecia. La famiglia che vive in questa tenda, Rahim Ahmadi (34 anni), Amir Husein (15), Amin Agha Heidari (14) e Amir Said (22), è una delle poche famiglie afgane del campo, dove sono molto più numerose le famiglie di rifugiati siriani. Passano la maggior parte del tempo nella tenda a dormire, mangiare, giocare sui telefonini, giocare a carte, chiacchierare e oziare. © Ilvy Njiokiktjien
Around 8 relatives sit inside a tent, playing, texting and talking.
Gaze Alzaleh ha 42 anni e faceva il pompiere a Damasco. Vive in questa tenda con i suoi sei figli; il più piccolo ha un anno e il più grande ne ha tredici. Il cugino di Gaze vive nella tenda accanto con sua moglie, che aspetta un bambino, e la sorella di Gaze vive nella terza tenda della fila con suo marito e quattro figli. Quando Ilvy li ha incontrati vivevano nel campo da otto mesi, senza una scuola per i bambini. © Ilvy Njiokiktjien

Da quando ha vinto i premi World Press Photo, Ilvy è stata corteggiata da giornali e ONG per progetti in tutto il mondo. La sua scrivania a Utrecht, nei Paesi Bassi, è piena di dischi rigidi, e dice subito che l'idea di perdere il lavoro fatto la rende molto ansiosa.

Questo non è un timore irrazionale. Circa dieci anni fa, agli inizi della sua carriera di fotogiornalista, a Ilvy è stata rubata la maggior parte delle immagini che dovevano comporre il suo primo grosso progetto. Appena completato uno stage in Sud Africa, lei e il suo ragazzo avevano acquistato un vecchio fuoristrada e l'avevano guidato dal Sud Africa fino ai Paesi Bassi, spesso percorrendo 100-200 chilometri al giorno. Lungo la strada prestavano una fotocamera alla gente del posto e chiedevano loro di scattare foto della propria vita quotidiana. Avevano immaginato questo grande progetto e l'avevano chiamato "Picture Your Life". Ma una notte a Budapest, mentre dormivano, alcuni ladri iniettarono del gas nella loro tenda e rubarono tutti i loro oggetti di valore, comprese le loro fotocamere e la maggior parte delle foto.

A woman, Lauren-Lee Scheepers, holds her young daughter in Manenberg in Cape Town.
Lauren-Lee (Lolla) Scheepers ascolta un predicatore del gruppo City of Refuge Ministries che parla di religione ed esorta ad abbandonare le gang. La foto è stata scattata durante una riunione serale a Joyce Court, nel famigerato quartiere di Manenberg a Città del capo, Sud Africa. Ilvy ha usato una Canon EOS-1D X con obiettivo Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM. © Ilvy Njiokiktjien

"Eravamo quasi arrivati e ci rubarono tutto, anche una fotocamera Canon. Avevamo backup di circa metà delle foto, ma l'altra metà è andata perduta, comprese quelle del souk di Aleppo, ora distrutto", ricorda Ilvy. Nel tentativo di ottenere la restituzione delle foto, Ilvy si mise in contatto con emittenti televisive e offrì ricompense, ma senza risultati.

Benché il suo primo progetto si fosse concluso con una grande delusione, Ilvy non dovette aspettare molto perché il suo lavoro desse i suoi frutti in altro modo. Ben presto vinse un concorso fotografico il cui premio era una fotocamera Canon. Mentre tornava a casa, scoprì che una foto che aveva scattato durante il viaggio in Mozambico con la sua Canon EOS 20D aveva vinto il concorso Canon per i giovani talenti. Il premio era un viaggio a Città del Capo, e con questo Ilvy tornò di nuovo in pista, più decisa che mai a continuare. "Ho sempre pensato: 'Mi impegnerò di più, mi sforzerò di più, e arriverò dove voglio arrivare, non importa come'", ci dice.

Inseguire una varietà di fonti di reddito

An African grandmother stands with her three grandsons in front of a dark background.
Elena Jacob Bilal (65 anni) vive con i suoi tre nipotini Fikri (8), Bernardo (6) e Kilnga (3) nel campo profughi ONU di Wau nel Bahr al-Ghazal Occidentale, Sudan del Sud. "Quando il nostro villaggio è stato attaccato da uomini armati, tutti sono scappati in ogni direzione", ha raccontato a Ilvy. "Poi ci siamo persi di vista. Non abbiamo idea di dove siano [i genitori dei suoi nipoti]. Qui nel campo si sta meglio che a casa. Siamo al sicuro e i bambini sono sani. Ci sono anche una scuola e un asilo che i miei nipoti possono frequentare gratuitamente. Ma come faremo se più tardi bisognerà pagare le tasse scolastiche?" Scatto realizzato con Canon EOS-1D X e obiettivo Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM. © Ilvy Njiokiktjien
South African fashion blogger Ofentse Lewis wears a red blazer and jeans and stands in front of a painted mural showing a smart street scene.
In Sud Africa, il "fashion guru" di Pretoria Ofentse Lewis fa parte di un elegante e seguitissimo trio di blogger chiamato "The Troublesome Kids". Scatto realizzato con Canon EOS-1D X e obiettivo Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM. © Ilvy Njiokiktjien

Lo stesso spirito battagliero è in evidenza quando Ilvy discute l'aspetto finanziario della realizzazione di progetti a lungo termine. A differenza di altri colleghi più pessimisti, Ilvy non accetta l'idea che il fotogiornalismo sia morto. "Quello che è cambiato nel settore è che gli incarichi oggi sono diversi", dice. "Ora è molto raro ricevere un incarico della durata di un anno. La cosa più comune, credo, è che le persone lavorino su progetti a lungo termine per conto proprio, poi vendano i progetti a giornali e riviste che li vogliono pubblicare. Almeno, io faccio così."

Ilvy ha usato con successo il crowdfunding per finanziare i suoi progetti, ma non è convinta che questa tattica possa funzionare per sempre. "Il fotogiornalismo fatto bene è molto costoso, e credo che dovremo trovare nuovi modi per farlo", commenta. "Ho fatto due campagne di crowdfunding e ho raccolto circa 60.000 euro, ma le persone che hanno contribuito la seconda volta erano le stesse che lo avevano fatto la prima volta. Mi chiedo se la prossima volta invece mi risponderanno, 'Ancora?'"

An Arabic couple dance together in a small room, with colourful disco lights.
Nasoh e Mohammed ballano su una musica araba alla loro festa di fidanzamento nel campo profughi di Konitsa in Grecia. In precedenza Mohammed era stato fidanzato con un'altra donna scappata dalla Siria in Svezia. Poiché Mohammed era bloccato in Grecia, rimasero separati per mesi, finché alla fine lei disse che non lo voleva più aspettare. Lui ha cercato di riconquistarla con SMS dolci e foto di fiori bellissimi, ma senza successo. Più tardi ha incontrato la giovane divorziata Nasoh nel campo profughi. Si sono innamorati e si sono fidanzati sempre nel campo. Scatto realizzato con Canon EOS-1D X e obiettivo Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM. © Ilvy Njiokiktjien

Ilvy spera piuttosto che una più stretta collaborazione con altri fotogiornalisti possa risultare vantaggiosa, ed è entrata recentemente nella VII Photo Agency. "Ho notato che far parte di VII è d'aiuto perché si condividono gli incarichi e si organizzano mostre di gruppo che possono produrre guadagni. Penso che far parte di un gruppo sia una delle cose che possono migliorare le probabilità di sopravvivenza di un fotogiornalista", dichiara.

Ilvy ha acquisito recentemente una Canon EOS 5D Mark IV e ha avuto occasione di usarla per la prima volta nel suo ultimo viaggio. "Le immagini sono straordinariamente nitide e la fotocamera è molto più leggera di quella che usavo prima," commenta entusiasta. "Ho anche realizzato dei filmati e sono rimasta piacevolmente stupita dalla qualità." L'obiettivo che Ilvy usa più spesso è il nuovo Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM. "Quando ho ricevuto la nuova versione dell'obiettivo, i miei altri due obiettivi sono rimasti nella borsa. Per molto tempo non li ho proprio più tirati fuori. È così facile usare semplicemente Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM, perché è molto nitido e combina tutti gli altri obiettivi in uno." Tuttavia aggiunge: "Credo che la fotografia voglia dire anche avere il coraggio di guardare le cose da vicino, quindi mi piacerebbe usare un po’ più spesso i miei obiettivi Canon EF 50mm f/1.2L USM e Canon EF 35mm f/1.4L II USM."

Come nel caso delle piattaforme multimediali, Ilvy considera l'attrezzatura nella sua borsa soltanto un mezzo per raggiungere un fine. È convinta che debba essere durevole e funzionare perfettamente, ma che alla fine debba essere utilizzata da un bravo narratore. "Per essere fotografi bisogna essere intelligenti, creare una connessione con le persone e avere empatia per i propri soggetti," dice Ilvy. "Si tratta di lavorare insieme, non semplicemente di andare da qualche parte a rubare una storia catturando qualche immagine per poi ripartire subito. Bisogna davvero mettere il cuore in questo lavoro."

Scritto da Kathrine Anker


Il kit di Ilvy Njiokiktjien

Il kit essenziale usato dai professionisti per scattare le loro foto

Photographer Ilvy Njiokiktjien stands in front of a harbour holding a Canon DSLR.

Videocamera

Canon EOS 5D Mark IV

Questa fotocamera reflex digitale full-frame da 30.4 MP cattura ogni dettaglio, anche ad alto contrasto. Lo scatto continuo a 7 fps ti aiuta quando insegui il momento perfetto, mentre i video 4K offrono riprese ad altissima definizione nello standard DCI (4096x2160).

Obiettivo

Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM

Questo obiettivo di qualità professionale con zoom standard offre un'eccezionale nitidezza dell'immagine e una resistente struttura serie L. L'apertura f/2.8 costante consente di scattare foto straordinarie anche in condizioni di scarsa illuminazione e di controllare facilmente la profondità di campo.

Obiettivo

Canon EF 50 mm f/1.2L USM

Con un'incredibile apertura massima f/1.2 e la messa a fuoco automatica ultrasonica, questo velocissimo obiettivo è il migliore in condizioni di scarsa luminosità.

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