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10 consigli sui social media per i fotografi
Tre fotografi professionisti con più di 1 milione di follower totali condividono consigli su come creare contenuti innovativi e coinvolgenti per i social media.
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All'inizio della loro carriera, molti fotografi e filmmaker attraversano un periodo di elaborazione del portfolio, in cui si dedicano a favori o lavori personali, senza essere pagati. Come si compie il grande salto da aspirante fotografo a professionista retribuito?
In questo articolo, Jillian Edelstein, fotografa editoriale e ritrattista, Eberhard Schuy, fotografo pubblicitario e di settore, Amaal Said, fotografa ritrattista, Frits van Eldik, fotografo sportivo, e Hasan Aslan, filmmaker, raccontano come hanno ottenuto il primo lavoro retribuito e condividono preziosi consigli da applicare a inizio carriera.
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"La prima volta che ho preso in mano una fotocamera mi ero da poco laureata e vivevo in Sudafrica, sotto la politica tirannica dell'apartheid" racconta Jillian. "Passavo molto tempo nelle township [aree urbane segregate, tipiche del Sudafrica, NdT] e volevo organizzare una mostra per entrare nel mondo dell'arte. Ma le cose andarono diversamente, quindi decisi di accompagnare mio padre in un viaggio di lavoro in campagna. Fotografavo le persone a cui cercava di vendere mobili. Durante uno di questi viaggi, uno dei vicini del posto in cui alloggiavamo ci disse che un elicottero si era schiantato sulle montagne. Chiesi se potevo accompagnarlo per fotografare l'incidente e le popolazioni indigene che vivevano lì vicino. La mia foto finì in prima pagina e così diventai temporaneamente una fotografa per la stampa".
"Se potessi tornare indietro, cercherei di contraddistinguermi creando un'identità più forte. È diventato importante per attirare l'attenzione, ma all'epoca non ne ero consapevole. Quando imbocchi una strada, è difficile cambiare direzione. Alcune persone mi dicono: 'Fai solo ritratti e fotografia editoriale', ma io mi considero estremamente versatile".
"I miei primi lavori retribuiti risalgono al 1984, quando realizzai gli scatti per i packaging di una latta di olio motore per Ford e di una latta di piselli per Aldi. Una delle prime lezioni che imparai allora, così come oggi, fu che è fondamentale presentarsi come un professionista sin dal primo giorno. La professionalità è ed è sempre stata molto richiesta nei progetti fotografici retribuiti. Perciò è necessario lavorare con molta serietà, dall'elaborazione della prima idea alla presentazione finale delle immagini. Un chirurgo non opererebbe mai di fretta, e un fotografo non dovrebbe mai scattare con rapidità. I clienti pagano molto bene la professionalità; per fortuna, mi è stata riconosciuta molto presto" dice Eberhard.
"Quando sei all'inizio non hai nulla da mostrare: niente di pubblicato, nessuna campagna. Pertanto è fondamentale mostrare i propri progetti personali con serietà e dimostrare l'intento professionale dietro i tuoi scatti. Il mio consiglio è di elaborare un tema, rappresentare le diverse prospettive e realizzare gli scatti pensando a un target specifico, come se si trattasse di un grande progetto professionale".
"Se potessi tornare indietro, mi sarei specializzato prima per poter lavorare direttamente in un settore per soli professionisti".
"In un certo senso, sono cresciuta su Internet. Ho sempre postato le mie foto su diversi blog e quando sono passata a Instagram nel 2013 molti dei miei visitatori mi hanno seguita lì. Venire taggata e pubblicata ha dato una spinta alla mia carriera; quando le mie immagini sono apparse sulle riviste, sono stata pagata" spiega Amaal.
"Molti dei miei coetanei possono contare sul fatto di essere trovati online. Ho anche un sito Web, ma gran parte delle offerte arriva da Instagram: è così che le persone mi contattano per nuovi lavori, perciò è fondamentale sviluppare una presenza online. Tuttavia, un problema che ho dovuto superare con il mio lavoro sui social è il giudizio di un'immagine basato sulla quantità di "Mi piace" che riceve. Nei primi tempi, la mia autostima dipendeva dal livello di engagement [coinvolgimento degli utenti rispetto alle immagini], il che era molto pericoloso per la mia salute mentale. Devi imparare a valutare criticamente il tuo lavoro, piuttosto che lasciarti giudicare da un pubblico che scorre rapidamente le immagini".
"Non ho studiato fotografia all'università e non ho seguito un percorso di formazione 'ufficiale'. Prima di ogni scatto affrontavo il terrore e le mie insicurezze. Penso si trattasse di questa strana 'sindrome dell'impostore' che mi faceva dubitare di me stessa. Leggo, studio molto e osservo gli altri; mi aiuta quando penso al lavoro e a come farlo bene".
"Quando ero giovane, andavo alle corse con la mia fotocamera. Ben presto iniziai a fotografare gli allenamenti del sabato, lavorando tutta la notte per sviluppare le immagini da vendere ai piloti la domenica mattina prima della gara. I giornalisti che stavano nei paddock videro le mie foto e mi aiutarono a trovare lavoro nei media. Ma soprattutto, mi permisero di fotografare dall'altro lato della recinzione" racconta Frits.
"Nel mio settore, come nello sport che fotografo, non si hanno seconde occasioni. Molti aspiranti fotografi sono troppo ansiosi di fare soldi. Bisogna prendersi il tempo di sviluppare il mestiere e affinare lo stile, prima ancora di iniziare a pensare di approcciare i clienti. Ho comprato libri e riviste, osservato le foto dei migliori fotografi dell'epoca e cercato di imparare da loro. Tuttavia, copiare i fotografi che hanno già una clientela non è la giusta strada da percorrere. Assicurati che il cliente ti scelga per la tua creatività, e non per quella di qualcun altro".
"I clienti si aspettano un certo standard e devi essere in grado di soddisfarlo. Non puoi trovare scuse. Devi mantenere le tue promesse e, se possibile, cercare di andare oltre le aspettative del cliente. Se non è il momento, rischi di perdere clienti prima ancora di avere la giusta preparazione".
"Ero uno studente di cinematografia quando mi presero per uno stage alla Paramount Pictures. All'epoca stavano girando 'Mission: Impossible - Protocollo fantasma' nella mia città, a Dubai" racconta Hasan. "Al termine di ogni giornata, quando finivo il mio lavoro, mi recavo al reparto fotografico per dare una mano. Quando terminarono le riprese, la troupe, che aveva notato il mio grande interesse, mi chiese se mi sarebbe piaciuto un lavoro nel reparto fotografico; così iniziai a lavorare come secondo assistente alle riprese".
"Il mio consiglio per ottenere più incarichi è di rendere più facile il lavoro del supervisore. È così che ho iniziato a fare carriera. Pensavo: 'Cosa posso fare per migliorare la giornata al mio supervisore?', così chi mi supervisionava aveva più tempo per insegnarmi nuove cose e, in caso di stanchezza, poteva chiedermi di portare a termine i suoi compiti. Più opportunità ti danno, più forte può diventare il legame. Se hai un buon rapporto a livello personale con i colleghi, il lavoro continuerà ad arrivare".
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