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Una storia di due città all'ombra della Silicon Valley
Laura Morton, vincitrice del Canon Female Photojournalist Award 2018, parla di come ha catturato le similitudini che superano le differenze di ricchezza in due città californiane.
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Il 20esimo Canon Female Photojournalist Grant verrà conferito a settembre in occasione del festival Visa pour l'Image. Il premio di 8.000 € viene assegnato a una "fotografa eccellente in riconoscimento del suo contributo al fotogiornalismo", allo scopo di sostenere il completamento di un lavoro esistente o di facilitare l'avvio di un nuovo progetto, che verrà poi esibito durante il festival dell'anno successivo.
Il premio può cambiare la vita di chi lo riceve, sia nella misura dei fondi che offre, sia per la visibilità che regala al lavoro della fotografa. Sono stati riconosciuti i talenti di diverse vincitrici precedenti e alcune di loro stanno per essere insignite di World Press Photo Award e premi Pulitzer, mentre altre sono diventate brand ambassador iniziando a collaborare con pubblicazioni internazionali leader di settore.
Per celebrare il ventennale del premio e dare avvio al bando di iscrizione per il 2020, sei precedenti vincitrici svelano cosa ha significato vincere per loro e offrono consigli per i partecipanti della prossima generazione.
"Non ho avuto tempo per fantasticare sull'eventualità di partecipare o no, mi è stato comunicato dal mio editor due giorni prima della data di chiusura", ricorda Magali Delporte. È stata la prima vincitrice del premio nel 2001 con Unseen: Sport Without Sight, un progetto che esplora i traguardi raggiunti dagli atleti diversamente abili.
"Ricordo che fotocopiavo stampe A3 negli uffici del Times e scrivevo la domanda di partecipazione sul traghetto di ritorno dalla Francia", racconta. "Ho inviato la mia domanda il giorno della chiusura del bando".
Vincere la prima edizione del premio ha aiutato la fotoreporter francese a finanziare cinque progetti sugli sport. Da allora, il suo lavoro è apparso su The Financial Times, Le Monde e Le Figaro.
"Se realizzi un progetto in modo indipendente, dovresti partecipare a riconoscimenti e premi", afferma. "Il premio non costituisce solo un aiuto finanziario, ma aumenta anche la tua visibilità e fa sì che le tue storie vengano pubblicate. Dopotutto, non vogliamo tenere il nostro lavoro nascosto in un hard disk".
Diversamente da Magali, che ha vinto al suo primo tentativo, la fotoreporter franco-spagnola Catalina Martin-Chico ha dato prova di un fatto: se non riesci la prima volta, prova e riprova ancora. Ha ricevuto il premio alla sua nona partecipazione nel 2017, con le immagini del baby boom tra le ex guerrigliere delle FARC in Colombia.
"Il premio ha cambiato molte cose", racconta. "Ha dato enorme visibilità non solo a me come fotografa, ma a una storia che molte riviste non volevano pubblicare. Quando ero agli inizi mi finanziavo da sola, con un budget ovviamente limitato. Per raccontare la storia dopo il conflitto dovevo tornare indietro. Il premio mi ha dato l'opportunità per farlo".
Il consiglio di Catalina è di scrivere un'autocandidatura "chiara e precisa": "Pensa a quanto profondamente vuoi raccontare questa storia e sarai convincente. Non serve scrivere chissà quanto, ma spiegare perché la storia è importante".
Essere premiata Canon Female Photojournalist of the Year ha cambiato l'opinione della gente nei suoi confronti, racconta. "Mi ha aiutata a guadagnare rispetto nel settore. Le donne hanno bisogno di quella visibilità e per ottenerla devono mostrare dei lavori d'impatto. Questo premio è un'occasione per ottenere un tale risultato".
Dopo essere tornata in Colombia con le fotocamere Canon EOS 5D Mark III e Canon EOS 5D Mark IV, Catalina ha vinto un secondo premio nella categoria Contemporary Issues dei World Press Photo Awards 2019. Una delle sue immagini è stata candidata a vincere il titolo di World Press Photo of the Year.
Claudia Guadarrama ha ricevuto il premio nel 2005 per il suo progetto a lungo termine Before the Limit, in cui ha documentato i migranti che attraversano l'America Centrale e il Messico nella speranza di raggiungere gli Stati Uniti.
Oltre al supporto pratico ricevuto con il premio, ha trovato il riconoscimento particolarmente importante.
"Ero, e sono ancora, profondamente grata di aver ricevuto questo premio", racconta. "È stato di grande supporto personale e professionale, specialmente per affrontare questo lavoro in un Paese in cui dilagano i pregiudizi di genere e una cultura violenta e sessista, in un settore in cui le donne devono fare i conti con la disuguaglianza di genere e la mancanza di opportunità".
Il supporto offerto dal premio è un tema che trova consenso anche nell'ultima vincitrice, la fotografa armena Anush Babajanyan, membro di VII Photo. Ha realizzato scatti di storie nella zona del Caucaso meridionale con la fotocamera Canon EOS 5D Mark IV e gli obiettivi Canon EF 24mm f/1.4L II USM, Canon EF 35mm f/1.4L II USM e Canon EF 50mm f/1.2L USM. Incoraggia gli altri a partecipare, anche se il solo pensiero li rende nervosi.
"Il riconoscimento mi lusinga, ma la parte più importante è stata il supporto", racconta Anush. "La libertà di poter continuare a lavorare è tutto ciò di cui un narratore ha davvero bisogno. È una fantastica opportunità e non ci vuole molto a iscriversi. Lascia da parte i dubbi e presenta il tuo lavoro migliore".
Diversamente da molte vincitrici del premio, la fotografa documentarista americana e vincitrice dell'edizione del 2018 Laura Morton ha destinato il denaro a una nuova storia: il progetto University Avenue esplora due comunità adiacenti nell'area della baia della California, separate da un forte divario di ricchezza.
"Era da un po' che quest'idea mi balenava in testa, ma sapevo che si trattava di un progetto complicato che avrebbe richiesto molto tempo", racconta Laura. Ha realizzato gran parte di University Avenue con la fotocamera Canon EOS R e l'obiettivo Canon RF 35mm F1.8 MACRO IS STM. "Il premio mi ha concesso la libertà economica di cui avevo bisogno per ritagliarmi quel tempo. Il tempo per lavorare è un regalo per un fotografo documentarista e il premio permette di sviluppare storie molto più profonde e incisive.
"Al momento dell'iscrizione, scegli una voce e una storia uniche. È un lavoro difficile, ma avere delle idee uniche può fare molto".
Per Axelle de Russé, essere stata scelta come Canon Female Photojournalist nel 2007 per la sua storia fotografica sulle concubine in Cina ha segnato un momento di svolta nella sua carriera.
"Per me ricevere il premio era una fonte di enorme pressione, ma è stato incredibilmente istruttivo", racconta. "È stata la scintilla che ha fatto iniziare tutto, il momento fondante della mia carriera. Ogni storia che realizzo oggi si basa sui passi e le iniziative che ho intrapreso allora. Mi ha insegnato a comporre una storia.
"Vedrò sempre questo premio come qualcosa di speciale: mi ha portata avanti e spinto a continuare, dandomi la forza per diventare la fotografa che sono oggi".
2019 Anush Babajanyan
2018 Laura Morton
2017 Catalina Martin-Chico
2016 Darcy Padilla
2015 Anastasia Rudenko
2014 Viviane Dalles
2013 Mary F Calvert
2012 Sarah Caron
2011 Ilvy Njiokiktjien
2010 Martina Bacigalupo
2009 Justyna Mielnikiewicz
2008 Brenda Ann Kenneally
2007 Axelle de Russé
2006 Véronique de Viguerie
2005 Claudia Guadarrama
2004 Kristen Ashburn
2003 Ami Vitale
2002 Sophia Evans
2001 Magali Delporte
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Il concorso Canon Female Photojournalist Grant 2020 è aperto a fotoreporter donne provenienti da tutto il mondo che seguono qualsiasi tipo di soggetto sociale, economico, politico o culturale. La partecipazione è gratuita e le proposte fotografiche possono essere inviate dall'8 al 31 maggio 2020.
Resta aggiornato sulle ultime notizie su Visa pour l'Image dalla nostra pagina dell'evento.
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