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Paolo Verzone racconta la campagna pubblicitaria che ha domato gli elementi

An Ariston installer wearing a red puffer jacket with a fur-effect hood, balaclava and eye protection stands on snow-covered rocks in front of a body of water strewn with icebergs.
Il Canon Ambassador Paolo Verzone ha viaggiato fino all'isola di Disko, davanti alla costa occidentale della Groenlandia, per fotografare un'ambiziosa sfida ingegneristica per conto di Ariston. Scatto realizzato con Canon EOS 5DS R e obiettivo Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM a 1/200 sec, f/7.1 e ISO 320. © Paolo Verzone

Come puoi raccontare per immagini la sensazione di comfort in uno degli ambienti più inospitali al mondo? Il Canon Ambassador Paolo Verzone ha raccolto questa sfida all'inizio di quest'anno, durante il suo soggiorno di un mese nell'isola di Disko, davanti alla costa occidentale della Groenlandia. Paolo ha documentato ogni fase di questo gigantesco progetto, che ha coinvolto una nave rompighiaccio, un gruppo di scienziati, tre avventurosi addetti all'installazione di una caldaia e una muta di cani da slitta che ha dovuto attraversare una tempesta di neve.


"Ti trovi in questo posto esotico e magico, insieme a un gruppo di persone con cui devi vivere per un mese e devi davvero imparare a lavorare in squadra, altrimenti non sopravvivi", ci ha detto Paolo al telefono dall'Italia, dove è rientrato da poco alla fine della campagna. Il terreno accidentato dell'isola non permette esplorazioni casuali, tutto deve essere pianificato ed eseguito con cura, dai trasporti alla gestione della fotocamera, altrimenti il progetto rischia di fallire.


Perché Paolo si è imbarcato in questa impresa? Tutto è iniziato pochi mesi prima, quando Ariston, il produttore italiano di soluzioni per il riscaldamento, cercava un fotografo che si unisse alla sua campagna pubblicitaria globale, Ariston Comfort Challenge, creata da J. Walter Thompson Italy. La sfida di Ariston consisteva nel costruire e riscaldare una casa, la Ariston Comfort Zone, per riparare e riscaldare i ricercatori dell'Università di Copenhagen, al lavoro in condizioni climatiche estreme. A Paolo è stato assegnato il compito di documentare ogni momento dell'impresa, dal lungo viaggio verso l'isola di Disko alle frequenti incursioni al porto per recuperare i materiali per l'edilizia, fino al difficile processo di costruzione dell'edificio, rallentato dalle condizioni meteorologiche avverse.

A pack of grey and white thick-furred Greenland dogs run in unison, harnesses strapped to them to pull a sleigh that is off-camera.
Per trasportare i materiali da costruzione e le attrezzature per la casa sono stati utilizzati dei cani da slitta. Scatto realizzato con Canon EOS-1D X Mark II e obiettivo Canon EF 100-400mm f/4.5-5.6L IS II USM a 1/320 sec, f/7.1 e ISO160. © Paolo Verzone
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Paolo aveva già lavorato nel Circolo Polare Artico; a Nuuk, la capitale della Groenlandia, aveva realizzato un servizio per Vanity Fair ed era stato nelle Isole Svalbard e in Siberia per conto di Le Monde. Eppure, l'incarico di Ariston si è dimostrato anche per lui una sfida. "Occorre un lungo viaggio per arrivare là", dice Paolo. "Siamo arrivati a Kangerlussuaq, poi abbiamo preso un volo per il centro della Groenlandia, dove esiste un grosso hub. Da lì abbiamo preso un altro aereo e abbiamo aspettato due giorni a Ilulissat che venisse un elicottero a prenderci per portarci all'isola di Disko".


La città da cui hanno preso l'elicottero è nota come "Fabbrica di iceberg", perché vi si trova la più grande concentrazione di iceberg del mondo, che si muovono costantemente nelle acque tra la città e l'isola. "Tutti i giorni vedi nuovi iceberg arrivare, quindi le normali navi non possono raggiungere l'isola", dice Paolo. "Siamo dovuti andare al porto dell'isola di Disko ad aspettare che i materiali di costruzione arrivassero su una gigantesca nave rompighiaccio. Tutti gli aspetti di questo lavoro erano fuori dall'ordinario".

An Ariston installer wears a red puffer jacket with a fur-effect hood, and stands under a starry night sky in front of a snowy landscape.
Andy, uno dei tre eroi installatori. Anche se questo ritratto sembra sereno, il terreno che Paolo stava attraversando era pieno di insidie. Scatto realizzato con Canon EOS 5DS R e obiettivo Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM a 0,3 sec, f/6.3 e ISO 400. © Paolo Verzone

La squadra ha passato diversi giorni a fare riprese e scattare foto sul mare ghiacciato, un ambiente rischioso, in costante mutamento. "Alcune zone del ghiaccio che sembrano sicure possono invece sciogliersi molto in fretta. Camminavamo con gente del posto e a volte li vedevamo saggiare la consistenza del ghiaccio con un bastone: parti che a noi sembravano sicure si sgretolavano a contatto con il bastone. A un occhio non allenato il ghiaccio sembra tutto uguale. Eravamo terrorizzati", dice Paolo.


Il ghiaccio non rappresentava l'unico pericolo. "A volte trovavamo orme di orsi polari che secondo gli Inuit erano fresche. Ci dicevano: 'Fate attenzione, perché gli orsi polari si nascondono in fessure tra i ghiacci e vi osservano. Vogliono mangiarvi e probabilmente si trovano a soli 500 metri'".

Catturare un paesaggio in continua evoluzione

Dal punto di vista fotografico, le condizioni meteo e i molti iceberg hanno creato numerose difficoltà. "Ogni giorno il paesaggio cambia, non è come in uno studio, dove puoi preparare tutto. Può capitare che mentre stai fotografando un iceberg si alzi un vento forte e la situazione cambi all'improvviso, quindi devi adattarti all'ambiente", dice Paolo.


Dal momento che viaggiava con rappresentanti dell'agenzia, Paolo poteva discutere insieme a loro come affrontare le circostanze inattese ed eventualmente modificare i piani. "Speravamo di incontrare della leggera neve e abbiamo invece incontrato una vera e propria tempesta di neve, che è durata diversi giorni e ha creato delle condizioni molto interessanti. Dovevo eseguire un preciso elenco di scatti ma il piano prevedeva una leggera neve, non una tempesta, quindi abbiamo dovuto adattarlo alle condizioni che abbiamo incontrato. Penso che alla fine abbiamo realizzato circa la metà degli scatti in programma", dice Paolo.


Il trasporto dei materiali da costruzione dal porto al sito dove è stata eretta la casa, avvenuto su una slitta trainata da cani, è stato un momento particolarmente complesso del reportage. "Abbiamo viaggiato di notte, a -17 °C, sotto una densa nevicata. I cani si muovevano nel buio", dice Paolo.

At night, we see a dog-drawn sleigh running through an icy landscape, lit by some dim torches.
"Aumentavo l'ISO, senza che apparisse alcun rumore", afferma Paolo raccontando la sua esperienza di fotografia nel buio della Groenlandia. Questa immagine dei cani di notte è stata scattata con ISO 20000. Scatto realizzato con Canon EOS-1D X Mark II e obiettivo Canon EF 100-400mm f/4.5-5.6L IS II USM a 1/250 sec, f/6.3 e ISO 20000. © Paolo Verzone

In queste situazioni estreme, Paolo ha utilizzato la fotocamera Canon EOS-1D X Mark II, che a suo avviso è perfetta per fotografare soggetti in movimento al buio. "Il soggetto si muoveva molto velocemente e io dovevo coprire diverse angolazioni in poco tempo, perché a quelle temperature non puoi stare all'aperto per molto tempo. Devi poter reagire rapidamente a quello che accade, anche se la visibilità è bassa, e la fotocamera si è dimostrata perfetta. Aumentavo l'ISO, senza che apparisse alcun rumore".


A volte Paolo doveva sdraiarsi al suolo e cercare di mimetizzarsi tra le rocce, per risultare invisibile al drone che filmava la troupe dall'alto; altre volte seguiva il soggetto in movimento su una motoslitta.


Paolo ha portato anche una fotocamera Canon EOS 5DS R, per eseguire ritratti estremamente dettagliati in situazioni più controllate e una Canon EOS 5D Mark IV, che di solito è la sua fotocamera preferita in condizioni di scarsa illuminazione. "Ha un sensore molto sensibile e la qualità dell'immagine è fantastica", dice Paolo. "Puoi scattare a ISO 6400 senza avere alcun problema di rumore e ottenere dei risultati per cui solo pochi anni fa avresti dovuto scendere fino a ISO 800. Per cui offre molte più possibilità rispetto ad altre fotocamere a parità di situazione. Cambia il modo di creare l'immagine, perché è la fotocamera che si adatta a te, piuttosto che il contrario".

Tecniche di fotografia per l'ambiente artico

Two Ariston installers shine torches on a sleigh with the title ‘The Ariston Comfort Challenge’ written on it. A pack of dogs stand beside them.
Paolo spesso ha potuto contare solo sulla luce delle torce per illuminare l'azione. Scatto realizzato con Canon EOS 5D Mark IV e obiettivo Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM a 1/30 sec, f/5.6 e ISO3200. © Paolo Verzone

Per scattare alcune immagini fondamentali della muta di cani che trainava la slitta con i materiali da costruzione di notte, Paolo si è affidato a due obiettivi zoom professionali della serie L, Canon EF 24-70mm f/2.8L II USM e Canon EF 100-400mm f/4.5-5.6L IS II USM. "In una delle ultime scene, il personaggio principale, uno degli installatori, va a giocare con i cani. Avevo bisogno di due tipi di inquadrature, i primi piani del personaggio principale e i campi lunghi per raccontare l'evolversi della storia da lontano. Non avevo tempo di cambiare obiettivo, quindi dovevo scattare due foto diverse a 20 secondi di distanza con lo stesso obiettivo".


Per ottenere questo tipo di flessibilità, Paolo ha portato due corpi macchina, uno per ciascun obiettivo. "Quando i cani erano lontani, usavo l'obiettivo 100-400 mm ma si muovevano velocemente, quindi dopo poco tempo dovevo passare al 24-70 mm per inquadrarli in primo piano. In questo modo puoi seguire perfettamente una storia da molto lontano a molto vicino". Quando fotografava i cani di notte, Paolo scattava con la messa a fuoco su un punto. "Ho scelto la fotocamera Canon EOS-1D X Mark II, perché mette a fuoco veramente bene in condizioni di scarsa illuminazione. Anche nel buio più completo, non avevo bisogno d'altro che della torcia frontale di uno degli installatori o della mia torcia puntata sul soggetto. Bastava quella poca luce perché la fotocamera mettesse a fuoco".

Illustrazione del comfort

Una volta completata, la Ariston Comfort Challenge ha messo a disposizione degli scienziati dell'Università di Copenhagen una casa sul ghiaccio comoda e calda dove portare avanti la ricerca nel massimo comfort. Per raccontare in immagini il comfort della casa, Paolo ha enfatizzato il contrasto tra il freddo e l'oscurità dell'ambiente esterno e il calore della casa illuminata. "La casa porta protezione e riscaldamento, calore, in un ambiente che è freddo e buio. Il soggetto principale è l'ambiente esterno ma la casa sullo sfondo è un'oasi di pace", afferma.

An advert shows a close-up portrait of one of the Ariston installers in a red puffer jacket standing in a snowstorm, while behind him some people are seen standing by the window of a house emitting a warm yellow glow. The strapline on the advert says ‘Tested where saving energy saves lives’ and the payoff says ‘Ariston: Comfort always on’.
Gli ultimi intensi scatti di Paolo per la campagna pubblicitaria Ariston mostrano il contrasto tra il caldo bagliore della casa che gli ingegneri hanno reso confortevole e il paesaggio sferzato da condizioni meteorologiche avverse.

Ogni volta che passava dalle temperature estreme dell'ambiente esterno al caldo della casa, Paolo doveva impedire alle fotocamere di bagnarsi a causa della condensa. Quando all'esterno la temperatura era di -17 °C, lasciava le fotocamere in una stanza intermedia a -5 °C per un paio di ore, prima di portarle all'interno.


"Non puoi portare una fotocamera direttamente da -17 °C a un ambiente interno", dice Paolo. "Se proprio devi farlo, utilizza una busta sigillata. Sigilla la fotocamera nella busta di plastica quando sei ancora all'esterno, poi porta la fotocamera all'interno. A quel punto la condensa si formerà all'esterno della busta. Devi però aspettare un paio di ore prima di aprire la busta, altrimenti la fotocamera si bagnerà in pochi secondi"


È stata una fortuna che la casa fosse calda e comoda, perché l'intera squadra ha dovuto passare altri 10 giorni sull'isola di Disko dopo la fine dei lavori. "Abbiamo dovuto posticipare il ritorno perché eravamo bloccati. È arrivata una tempesta così forte da impedire agli elicotteri di volare e le navi non potevano raggiungerci per via degli iceberg. Ogni giorno andavamo all'eliporto a chiedere se sarebbe arrivato un elicottero e ogni giorno ci rispondevano di no, di provare il giorno successivo. Ho avuto più tempo per godermi lunghe camminate in quel paesaggio magico e terrificante al tempo stesso", dice Paolo.

Scritto da Kathrine Anker


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